"L'Aquilotto" - introduzione generale



La creazione di questo nuovo valore è dovuta ad un preciso avvenimento: le Poste Sarde fecero un reclamo ufficiale in quanto ritennero che i giornali spediti nel Ducato venissero sottoposti ad una tassa di tipo postale e non "politico"(stante anche la notevole somiglianza del valore da 10 centesimi con i francobolli ordinari). L'equivoco venne chiarito ma si procedette comunque ad emettere un nuovo segnatasse, del tutto differente, che non lasciasse adito a dubbi interpretativi.
L'esecuzione del conio fu affidata all'orafo ed incisore modenese Felice Riccò che lo incise in ottone. A questo venne fissato un manico per poter imprimere a mano le singole impronte.
Di forma quadrata, misura mm 20,5 e rappresenta l'aquila estense circondata da due cerchi concentrici con la dicitura "TASSA GAZZETTE" in alto e "CENT. 10" in basso. Il disegno è riquadrato e chiuso ai quattro angoli da ornati delimitati da triangoli mistilinei. Si trova utilizzato dalla metà del Febbraio 1859 circa.
Come detto le impronte vennero impresse ad una ad una, manualmente, su fogli di carta a macchina, piuttosto sottile e scadente, in numero di 240 impronte per foglio. I fogli erano divisi con sottili linee parallele distanti 23,5 mm, che si riscontrano sia orizzontali che verticali. Il tipo di stampa "a mano" adottato creò ovviamente impressioni irregolari, disallineate, smosse, doppie e via dicendo; col progredire dell'impiego anche il punzone si rovinò, fino a rompersi. Il "malcapitato" che eseguì questo lavoro (tale Carlo Montruccoli) "stampò" in tutto 61.200 impronte.
Fu in uso fino alla caduta del Ducato e cioè fino all'11 Giugno 1859.