Le Province Napoletane


Va premesso che non si tratta di uno degli Antichi Stati Italiani, ma semplicemente di un'emissione particolare usata nei territori dell'ex Regno di Napoli; è per tale ragione che non ho riportato né stemma né territorio perchè non esistono.....

Alla fine del 1860, per sostituire i francobolli in uso nel Regno di Napoli, ancora con emblema e valuta Borbonica, si decise inizialmente di introdurre dei valori graficamente simili a quelli in uso nei territori Sardi, con al centro l'effigie di Vittorio Emanuele II° e nuovi valori in Lire. Di tale compito fu incaricato il barone Gennaro Belelli, "Direttore delle Poste, Telegrafi e Ferrovia di Napoli".
Contemporaneamente, tuttavia, il 6 Novembre cominciava la Luogotenenza di Carlo Farini il quale, sull'esempio di quanto fatto nelle Romagne, riteneva più opportuno procedere ad una nuova emissione di francobolli, ma ancora con valuta Borbonica, che tra l'altro era anche l'unica effettivamente in uso pratico nel territorio. Il Belelli nel frattempo cominciò a far stampare localmente a Napoli i francobolli con valore in centesimi, mentre la produzione di quelli con valore in Grana avvenne a Torino, per ragioni di sicurezza al fine di evitare possibili falsificazioni e frodi.
Dopo alterne vicende, che portarono a notevoli e violenti contrasti tra le Amministrazioni Postali di Torino e di Napoli, l'ordine finale fu quello di sospendere la stampa dei francobolli in centesimi, che sono oggi conosciuti e collezionati come dei non-emessi (pochissimi pezzi passarono anche regolarmente per posta). La Direzione Postale Napoletana fu inoltre chiusa (1° Aprile 1861, a seguito del Regio Decreto 4685 del 19 Marzo 1861), lasciando come unica quella di Torino ed istituendo in loco le quattro Direzioni Compartimentali di Napoli, Bari, Cosenza e Chieti.
Frattanto, nel Febbraio del 1860 era stata prorogata la validità della moneta borbonica al cambio di 5 Grana = 20 centesimi. La moneta Italiana entrò definitivamente in uso con Decreto del 19 Settembre 1861, anche se un precedente Decreto l'aveva resa ufficiale già dal Settembre 1860 (ma in pratica non adottata).
Torniamo dunque all'emissione in Grana, utilizzata da metà febbraio 1861, congiuntamente a quella Borbonica che continuò ad essere venduta: ciò diede origine a rare affrancature miste. Si potrebbe definirla una serie di transizione tra i due regimi: valuta Borbonica e soggetto Sardo.
Si compone dei seguenti 8 valori:

Mezzo Tornese
Verde
Mezzo Grano
Bistro
1 Grano
Nero
2 Grana
Azzurro
5 Grana
Carminio
10 Grana
Arancio
20 Grana
Giallo
50 Grana
Grigio

Il soggetto rappresentato è l'effigie a rilievo di Vittorio Emanuele II° entro una doppia cornice ovale, racchiusa a sua volta in una doppia cornice rettangolare. I quattro angoli mistilinei che si vengono a formare tra l'ovale e la prima cornice rettangolare sono finemente lineati verticalmente.
Entro la cornice rettangolare vi sono le diciture (da sinistra) "FRANCO", "POSTE", "BOLLO". In basso vi è l'indicazione del valore.
Tutt'attorno si trova una sottile cornice di perline rettangolari, affiancate a coppie. Nei quattro angoli della cornice rettangolare contenente le diciture vi sono dei piccoli fregi ornamentali (una croce Sabauda bianca su campo colorato).
La stampa ricalca abbastanza fedelmente quella eseguita per i francobolli di Sardegna, anche perchè fu lo stesso Matraire ad approntare anche questi valori: l'effigie centrale, opera di Giuseppe Ferraris, è in rilievo a secco, mentre il fondo colorato è il litografia.
L'incisione a secco dell'effigie venne effettuata con i due stessi sistemi adoperati per la IVª emissione di Sardegna, tant'è che si notano le stesse incrinature nell'effigie (cfr. introduzione all'emissione di Sardegna). I pezzi stampati col primo sistema (effigie su composizione da 50 pezzi) sono normalmente più rari di quelli stampati a doppio punzone.
La stampa avvenne in fogli di 100 pezzi, impressi su due pietre affiancate con 50 impronte (10 file di 5) su carta a macchina di spessore variabile, non filigranata, "tosati" prima di essere distribuiti in fogli da 50 pezzi.
La stampa fu ottenuta partendo da una sola pietra senza indicazione del valore, dalla quale vennero poi ottenute le matrici definitive per i singoli valori. Rimando ancora all'introduzione alla IVª serie di Sardegna per tutti i dettagli tecnici.
Non è nota la tiratura dei valori che vennero in alcuni casi stampati con più tavole (almeno i valori di maggior uso, come il 2 ed il 5 Grana). Man mano che la produzione procedeva la carta andò generalmente diventando più sottile, ma fu sempre di discreta qualità.
I francobolli non furono emessi contemporaneamente: i primi a comparire furono il Mezzo Tornese, l'1, il 3, il 5 ed il 20 Grana, il tutto come dallo schema seguente:

Valore
1ª data nota
Mezzo Tornese
14/02/1861
Mezzo Grano
17/04/1861
1 Grano
14/02/1861
2 Grana
14/02/1861
5 Grana
14/02/1861
10 Grana
15/03/1861
20 Grana
14/02/1861
50 Grana
17/03/1861

A partire dal 1° Ottobre 1862 questi francobolli furono posti fuori corso e sostituiti con quelli Sardi, ma si conoscono utilizzati senza essere tassati anche nei giorni successivi in quanto ammessi al cambio fino al 15 Ottobre (rarissime le affrancature miste).
Abbastanza variabile la tonalità cromatica di tutti gli esemplari; tra le varietà si riscontrano stampe recto-verso, incisioni multiple dell'effigie, effigi capovolte, decalchi, pezzi mostranti i filetti tipografici di inquadratura, mancanze e falle di stampa: in sostanza più o meno le medesime varietà della IVª emissione di Sardegna.
Da segnale anche l'esistenza di alcuni rarissimi pezzi stampati con un colore sbagliato: il Mezzo Tornese ed il 2 Grana stampati in nero, forse perchè stampati per errore insieme ad una provvista del Mezzo Grano nero.
Anche di questa emissione, come per i francobolli borbonici, furono falsificati alcuni valori per frodare le posta: sono il 2, il 5, il 10 ed il 20 Grana.