La IVª emissione - introduzione generale


 

Premessa: la IVª emissione di Sardegna è la più complessa e "variegata" emissione degli Antichi Stati Italiani: decine, per non dire centinaia di varianti cromatiche, tantissime tirature, variazioni nei metodi di incisione, degli inchiostri, delle carte, utilizzi in tutti i territori degli ex Ducati e via dicendo, ne fanno un'emissione assai difficile da analizzare dettagliatamente: da sempre il cruccio o la passione di molti collezionisti. Non a caso sono stati scritti interi libri dedicati a questa emissione e molti studiosi di grande fama (Lajolo, Rattone, Diena, Chiavarello, Damilano, Amato, Fiecchi, Ferrini solo per citarne alcuni) la hanno analizzata dettagliatamente.
Per queste ragioni, non essendo ipotizzabile una trattazione approfondita in questa sede, mi limiterò ad introdurre l'emissione in maniera generale, con qualche approfondimento nell'omonima sezione; consiglio vivamente a chi fosse interessato ad approfondire i dettagli di consultare la sezione "biblioteca" ove sono elencati alcuni importanti testi in materia.

La IVª emissione appare nel Giugno del 1855, sempre inizialmente con i soliti valori, e cioè:

5 centesimi
Verde
20 centesimi
Azzurro
40 centesimi
Rosso

Sostituì la precedente terza emissione man mano si esauriva. Come già avvenuto per altre serie non esiste Decreto o Circolare ufficiale che ne sancisca la nascita (un Decreto sarà emanato in seguito quando verranno emessi gli altri valori della serie). Probabilmente, ancora una volta, i problemi nel distinguere i valori, specialmente il 5 ed il 20 centesimi, nonché le diciture dei francobolli mal leggibili della serie precedente furono la causa di questa nuova "fornitura" di francobolli: esatto, "fornitura", in quanto per la Direzione delle Poste di questo si trattava: semplicemente di una nuova "fornitura" con delle variazioni rispetto alle precedenti!
Il disegno è sempre più o meno il medesimo di tutte le precedenti emissioni, per cui non lo descriverò un'altra volta.
Successivamente si aggiunsero altri tagli alla serie, a causa delle nuove esigenze tariffarie e precisamente:

10 centesimi
Bruno
Dal 1° Gennaio 1858
80 centesimi Arancio Dal 1° Gennaio 1858
3 Lire
Rame
Dal 1° Gennaio 1861

L'emissione è stampata in tipografia, sempre dal Matraire, in fogli di 50 pezzi (10 file di 5), su carta a macchina, non filigranata. A proposito della stampa tipografica, alcuni francobolli presentano invece delle caratteristiche nettamente litografiche: sono sorte discussioni e studi in merito a ciò. Io mi limito a dire che i francobolli sono stampati il tipografia (e così è nella quasi totalità dei casi) ma forse vi furono alcune provviste dove, vuoi per "vizio" del Matraire che era pur sempre un litografo, vuoi per la necessità di operare rapidamente, venne quantomeno mischiato il sistema di stampa tipografico con quello litografico nel processo produttivo.
Esaminiamo ora le caratteristiche principali dei francobolli.
I francobolli misurano mm 19x21 circa. La tavola da stampa, come detto, si componeva di 50 francobolli (solo successivamente, forse per sveltire il lavoro venne utilizzato un sistema da stampa a 100 impronte, affiancando due pietre da 50 esemplari). Poiché i vari cliché vennero ricavati per duplicazione dalla matrice originale, ogni francobollo si differenzia dall'altro per minutissimi particolari, che possono aiutare nella ricostruzione della tavola. A questi si devono poi aggiungere i vari difetti che si vennero a creare durante le numerosissime tirature e composizioni: limature delle cornici, piccole ammaccature, graffi ecc. che si trovano costanti per varie forniture. La tavola da stampa era circondata da un filetto di contorno, una lamina metallica inserita attorno alla composizione per tenerla maggiormente stabile: secondo alcuni autori era solo un ornamento di bellezza: ipotesi a mio avviso un po' strana se si pensa che appena stampati i bordi dei fogli venivano tagliati e gettati! Il filetto si trova a distanze differenti a seconda del valore e non è presente nella composizione dell'80 centesimi e del 3 Lire; poiché come detto i bordi venivano tagliati prima di essere distribuiti (operazione detta di "tosatura"), tale filetto appare solo in rarissimi casi sui francobolli (Fig. 1), mentre lo si può rinvenire nelle prove e negli scarti di stampa (Fig 1a). Da notare anche il fatto che spesso i singoli cliché, fissati su una tavola di legno (anche se alcuni ritengono impossibile l'uso di questo materiale...), non erano ben allineati o si spostavano per cui si trovano esemplari inclinati, anche notevolmente, rispetto ai francobolli vicini (Fig 2).

Riquadro di foglio
Scarto di stampa
Fig. 1: riquadro di foglio a sinistra
Fig. 1a: riquadro destro;
scarto di stampa, con effigie falsa


Disallineamento
Fig. 2: coppia con netto disallineamento

Attorno alla cornice esterna dei francobolli si rinvengono sovente delle impronte, simili a filetti; tipico il caso del 40 centesimi, dove alla posizione 12 del foglio si nota sempre questo filetto pressoché completo (Fig. 3). Si tratta probabilmente dell'impronta lasciata dalle piastrine di supporto dei singoli cliché, non sufficientemente abbassate (il Rattone, nel suo fondamentale studio, ipotizza che si possa anche trattare di impronte lasciate da "cartoni tipografici" inseriti per chiudere dei "giochi" troppo ampi che si vennero a creare nella tavola da stampa).

20 centesimi
40 centesimi
Fig. 3: un 20 ed un 40 centesimi con il filetto esterno assai evidente

Altra piccola caratteristica di questi francobolli è che gli ornati ai quattro angoli dell'ovale non hanno distanza uguale dall'ovale stesso; in particolare quello superiore sinistro è sempre molto più distanziato degli altri (Fig. 4).

Ornato distanziato
Fig. 4: l'ornato superiore sinistro è sempre il più distante dall'ovale

Per alcuni valori (5, 10 e 20 centesimi) si possono inoltre notare dei piccoli segni peculiari di incisione, probabilmente inseriti apposta come segni segreti per riconoscere gli originali da eventuali falsi. Eccoli nel dettaglio.
Nel valore da 5 centesimi la linea orizzontale superiore dell'ornato interno superiore destro non è continua (Fig. 5).

Segno segreto
Fig. 5: il segno segreto del 5 centesimi


Nel valore da 10 centesimi la lettera "T" di "POSTE" è più marcata delle altre ed anche leggerissimamente più sposta in alto (Fig. 6).

Segno segreto
Fig. 6: il segno segreto del 10 centesimi

Nel valore da 20 centesimi si nota un minimo intaccamento della cornice interna sotto l'ultima "O" di "BOLLO": non è sempre visibile a causa dell'inchiostrazione (Fig. 7).

Segno segreto
Fig. 7: il segno segreto del 20 centesimi


L'effigie centrale, opera del valente incisore della Zecca Giuseppe Ferraris, venne impressa in due differenti modi. Dapprima si procedette ad un'impressione simultanea delle 50 impronte, fissate su una specie di matrice di stampa a secco: ogni effigie era fissata (saldata?) su di una base metallica di circa mm 20x22, quindi appena più grande del francobollo. Durante l'impressione dell'effigie i vari supporti rettangolari lasciarono in maniera spesso assai evidente la loro impronta attorno al francobollo, nei margini (Fig. 8). Secondo altri autori l'effigie venne impressa singolarmente mediante un bilanciere a mano (tecnicamente chiamato "stanhopes"): trovo questa interpretazione strana, poiché avrebbe allungato notevolmente i tempi di produzione.
I punzoni utilizzati per stampare le effigi non erano tutti identici ma alcuni minutissimi particolari (soprattutto dell'orecchio) li differenziano; ma questo è argomento da super-specialisti!

5 centesimi
80 centesimi
Fig. 8: l'impronta del rettangolo che sosteneva l'effigie.
(L'80 centesimi presenta anche una nettissima doppia effigie)

Con il secondo metodo, utilizzato dal 1861-62, le testine venivano impresse a coppie orizzontali. Questo nuovo sistema è paradossalmente controproducente in quanto più lento del precedente: venne messo in opera originariamente per produrre i francobolli delle Province Napoletane ma fu adottato anche su Sardegna, malgrado la non definitiva scomparsa del primo sistema. Per altri autori invece, che come detto ritengono che inizialmente le effigi venissero impresse singolarmente, questo nuovo sistema velocizzava il lavoro imprimendo le testine a coppie e non più ad una ad una. Come si può notare le idee sono spesso in contrasto...
In merito a questo secondo sistema si pone una domanda: ma se ogni fila è di 5 pezzi, come si fa ad imprimere le testine a coppie?
Risposta: per ogni fila si imprimevano 3 coppie di effigi; la prima battuta sul bordo sinistro del foglio (quindi non serviva a nulla) e sul 1° esemplare, la seconda battuta era per il 2° e 3° esemplare e la terza battuta per il 4° e 5° esemplare.
In questo modo le testine sono allineate a coppie, tranne la prima che è allineata con quella impressa sul bordo, che veniva poi scartato prima di utilizzare i francobolli (si rinviene questa testina solo sulle prove o sugli scarti di stampa)
nella Fig. 9 riproduco una striscia di 5 (la massima possibile in senso orizzontale) in cui si nota perfettamente quanto esposto.

Striscia
Fig. 9: l'allineamento a coppie dell'effigie col secondo sistema

Come accennavo poco sopra questo secondo sistema nacque per l'esigenza di approntare i francobolli per le Province Napoletane ma va notato come il sistema precedente non venne del tutto abbandonato, specialmente all'inizio.
Questo sistema a doppia effigie, che era probabilmente privo di adeguati supporti laterali, "scaricava" però una notevole forza sulla coppia di punzoni: alcuni di questi, con l'andar del tempo e dell'utilizzo si incrinarono. Secondo alcuni autori (come il Damilano) si tratta in realtà di difetti di fusione dell'acciaio dei punzoni che vennero in superficie. Infatti, a partire dal 1862, sono visibili quelle che in gergo si definiscono "piccola e grande incrinatura". La piccola incrinatura si riscontra nella 1ª, 3ª e 5ª fila verticale del foglio mentre la grande incrinatura nella 2ª e nella 4ª fila verticale. Non sono sempre semplici da vedere, specialmente sui francobolli usati ed in particolar modo la "piccola incrinatura". Ne do qui una riproduzione (Fig. 10-10a). I francobolli che presentano queste caratteristica in modo evidente sono abbastanza pregiati.

Grande incrinatura
Piccola incrinatura
Fig. 10: la grande incrinatura
Fig. 10a: la piccola incrinatura

Già che stiamo parlando di effigi accenniamo anche alle incisioni plurime, abbastanza comuni specialmente nelle ultime tirature, quando la produzione era massiccia e meno curata: trovare esemplari con doppie effigi non è raro (Fig. 8); molto interessanti sono invece i pezzi che presentano le effigi nettamente distanziate oppure che presentano triple incisioni. Esistono anche pezzi con due effigi, una dritta ed una capovolta: sono rarità.
Come si può vedere dalle immagini soprastanti l'orecchio presenta un minutissimo orecchino: per alcuni studiosi (es. il Diena) è un altro segno segreto, apposto volutamente.

Per quanto concerne la carta adoperata essa fu assai diversa, anche a causa del lungo periodo durante il quale la serie fu in uso e per la notevole quantità di pezzi stampati; fu sempre a macchina, bianca o bianco-avorio, senza filigrana: la si trova spessa, sottile, porosa, levigata e via dicendo. Generalmente andò qualitativamente peggiorando col progredire delle tirature. Ha spessori variabili tra 4 e 10 centesimi di millimetro.
Questi francobolli ebbero svariate tirature e furono utilizzate due tavole e varie composizioni durante gli anni (una sola per i valori da 40 ed 80 centesimi e per il 3 Lire). Alcuni dettagli permettono di attribuire un pezzo alle varie tavole/composizioni, anche se non sempre facilmente. Nella sezione "Approfondimenti" viene illustrato come provare a riconoscerle.

Una nota particolare deve essere fatta per il 3 Lire: questo valore era destinato alle altissime affrancature che richiedevano un numero di francobolli molto elevato. Per evitare falsificazioni vennero presi accorgimenti tecnici particolari: dopo essere stato stampato in colore bruno-rossiccio il francobollo ancora umido veniva cosparso di polvere metallica color bronzo-oro che si amalgamava col colore, dando il tipico aspetto color rame (che il Decreto di emissione chiamava "oro"). Per questo valore fu usato solo il sistema di stampa delle effigi a 50 impronte (1° tipo). Anche la stampa avvenne non con 50 pezzi affiancati a formare la stampa ma con un unico blocco di 50 impronte. E' un francobollo assai raro, specialmente usato e su lettera.

E veniamo ai colori: ho già accennato all'inizio come questi siano centinaia. Il lungo periodo in cui questa emissione fu in uso, la varietà di inchiostri utilizzati e la grande quantità di pezzi stampati, furono la causa di una varietà di tonalità che non ha eguali nella filatelia italiana e forse internazionale, per una singola emissione.
In merito alla catalogazione delle tinte si potrebbe disquisire per settimane. Personalmente sono arrivato alla conclusione assurda (e personalissima, intendiamoci!) che una catalogazione precisa di tutte le tonalità sia impossibile ed incompletabile. Gli stessi cataloghi e manuali chiamano diversamente francobolli identici: le sfumature, le sotto-tonalità, le ombreggiature cromatiche, le tirature povere, ricche, antiche, e chi più ne ha più ne metta sembrano fatte apposta per far impazzire il più calmo dei collezionisti.
Quello che si può ragionevolmente dire è che vi sono alcune grandi categorie di colori-base, apparse durante gli anni, nettamente diverse tra loro: per cui anche il colore sovente aiuta a classificare la tavola di appartenenza di un francobollo: per esempio il verde smeraldo è facilmente identificabile ed appartiene alle prime tirature del 5 centesimi, senza ripetersi nelle successive. Quindi l'unione colore + composizione + carta + annullo (se databile) permette di classificare un francobollo con relativa certezza. Ben più arduo diventa il compito quando si abbia la volontà di interpretare correttamente le varie sfumature cromatiche. Non ci credete? provate a prendere qualche pezzo ed a farlo esaminare da alcuni periti differenti: scommettiamo che le risposte sulle tonalità non concorderanno completamente?
Scherzi a parte (ma non troppo!) nelle schede dei singoli valori mi limiterò a rappresentare le grandi famiglie di colori, senza assolutamente avventurarmi nel terreno della specializzazione, che non sarei in grado di trattare correttamente e che mi porterebbe soltanto a far grande confusione; anche perchè, mai come in questo caso, due monitor differenti potrebbero rappresentare sfumature cromatiche in maniera diversa vanificando tutti gli sforzi di rappresentazione esatta e, perchè no, anche due persone diverse potrebbero intendere un colore non esattamente nello stesso modo. Quindi, ad esempio, rappresenterò per il 5 centesimi degli anni 1855-56 le tonalità verde-giallo, verde-pisello e verde smeraldo tralasciando tutte le sfumature di chiari, scuri, pallidi, grigiastri, tenui, cupi, carichi, vivaci, smorti, lattei, pastosi, granulosi, vellutati, lucidi ecc. che mi limiterò ad elencare solo per completezza.

Tra le varietà che si riscontrano, oltre alle già accennate varietà di punzonatura (effigi doppie, triple, mancanti, spostate, invertite) vi sono alcune varietà di stampa: smossa (Fig. 11a), doppia, parziale, decalchi. A proposito della stampa doppia parziale, che interessa principalmente la parte attorno all'ovale, va precisato che non si tratta di una rarità in quanto durante la fase di maggior produzione dei francobolli venne un po' trascurata la pulizia dei sistemi di stampa per cui i controstampi dei punzoni con l'effigie lasciarono impronte residue (Fig. 11). Ovvio che se la doppia stampa è completa e ben distanziata il discorso cambia.
Non esistono ristampe ufficiali, saggi o prove. Sono solo falsi o resti di stamperia.

Doppia stampa
Stampa smossa
Fig. 11: netta doppia stampa
della parte superiore
Fig. 11a: stampa smossa (slittata)
e lieve doppia effigie


L'uso di questa emissione fu vastissimo: dapprima confinata al solo Regno di Sardegna, venne in seguito introdotta in tutti i territori annessi, fino a giungere al Regno d'Italia. Da ciò ne deriva una casistica di utilizzi, di affrancature, di combinazioni veramente enorme. Alcune tirature e tonalità sono ad esempio caratteristiche di alcune zone, quali ad esempio l'indaco oltremare tipico delle prime forniture alla Lombardia liberata nel 1859, perchè solo in quelle determinate zone vennero distribuite (ed alcuni ritengono addirittura appositamente stampate in quella data tonalità), così come alcune affrancature si riscontrano maggiormente in alcuni territori (ad esempio il 10 centesimi isolato, utilizzato in Sicilia e Toscana). Questi argomenti, affascinanti ma complessi e non ancora del tutto chiariti in ogni aspetto, fanno parte della Storia Postale. Io non li tratterò poichè esulano dallo scopo di questo sito, come ho spiegato nell'introduzione generale, anche perchè significherebbe trascrivere interi studi di filatelia.
L'emissione restò in corso fino al 31 Dicembre 1863 ad eccezione del valore da 20 centesimi che venne posto fuori corso il 31 Dicembre 1862 a causa della riduzione di tariffa delle lettere semplici da 20 a 15 centesimi.

Un'ultima considerazione: l'inquadramento di questa serie è da sempre molto discusso: chi la considera di Sardegna, chi del Regno d'Italia (in quanto fu abbondantemente usata e stampata anche dopo il 1861), chi la considera come Sarda fino al 17 Marzo 1861 e Italiana dopo.
Personalmente la ritengo a tutti gli effetti un'emissione del Regno di Sardegna, indipendentemente dal fatto che poi sia stata usata in Italia. La serie fu ideata integralmente durante il Regno di Sardegna e tutti i francobolli ebbero la loro tiratura iniziale PRIMA che il Regno d'Italia nascesse ufficialmente e non vedo dunque ragione di considerarla Italiana. Semmai si potrebbe discutere ed accettare il fatto che le tirature eseguite dopo il Marzo 1861 siano da considerarsi come la prima emissione Italiana (o sardo-Italiana) ma anche questa ipotesi non trova tutti d'accordo.
E qui mi fermo perchè mi sono sicuramente già "tirato addosso" un mare di occhiatacce e di critiche.....